GIORGIA GARBEROGLIO | |
La sua donna è la femminilità, il suo abito è made in Italy, lui è uno stilista napoletano. Non solo, Rocco Barocco, nome importante della moda italiana e internazionale, firma che da sempre è garanzia di qualità e stile, è diventato imprenditore di se stesso. Siamo in tempi di crisi, i consumi crollano e la paura sta dilagando. Ovviamente anche la moda ne risente? La crisi non dipende da un cittadino o da uno stilista. E' mondiale, noi ci adeguiamo. Sono napoletano, e per indole sono molto ottimista, nei momenti difficili metto ancora più energia. Anzi, sto aprendo due negozio in Qatar "Rocco Barocco Fashion" e "Rocco Barocco Bambini", sono stato e sto lavorando su Dubai. Insomma, il lavoro di stilista è diventato un lavoro imprenditoriale vero e proprio. Non era così, all'inizio. No, era diverso, si facevano pochi capi per pochi eletti. Era un fatto artistico non era business, o un'industria. Oggi seguo la mia azienda. Si possono unire industria e fantasia? Il mio lavoro rimane un lavoro molto divertente, creativo. E' una scommessa continua? No, non la definirei così. La mia scommessa è stata trentacinque anni fa, quando ho iniziato a fare questo mestiere. Adesso è più un costante rivedersi e mettersi in discussione. Quando trova lo spazio per la creatività? Quando vado nelle aziende in cui lavoro, perché lavoro su licenze, do un inizio, un'idea. Poi ci lavoro, assieme alle maestranze. Dunque uno sei suoi segreti è sicuramente il lavoro di squadra? Sicuramente visto appunto tutte le mie licenze, ma la creazione è sempre la mia. Il primo atelier in Piazza di Spagna nel 1972. In realtà sono tre atelier, mi sono ingrandito negli anni. Il primo nel '72, poi nel '81, infine nel '93. Sono cambiate dal 1972 le donne che vengono in Piazza di Spagna? Direi che chi sceglie Rocco Barocco conosce già la mia idea di donna. Ed è una donna femminile, non sexi o volgare, ma piacente, che sta bene e si trova bene nell'abito, perché la mette in evidenza. Amo la bellezza, e non cerco di confonderla, o minimizzarla o mortificarla, la metto in evidenza. Uno studio inglese dice che quando c'è crisi l'orlo delle lunghe si allunga e nei momenti di serenità si torna alla minigonna. Non credo che sia una gonna corta a salvare il mercato. Quello che è certo è che abbiamo toccato il fondo e bisogna ricostruire nel rispetto reciproco, questo vale anche per le religioni. Come affrontare questo momento complicato? Nella vita sono ottimista. E per quel che mi riguarda investo nel made in Italy, perché questo si aspetta chi compra un mio abito. Non è il mio prodotto lussuoso che intaccherà l'economia e soprattutto non ha senso inserirsi in un mercato di prodotti a basso costo. Il mio abito resta completamente, assolutamente, un made in Italy. C'è un colore da indossare per sconfiggere la crisi? E' da un po' che gli stilisti non dettano legge sui colori. Quello che posso suggerire alle donne è non cadere nella trappola dell'abitino nero per la serata. So che il pensiero comune è "mi vesto di nero così va bene per ogni situazione", ma si sbaglia. Voglio suggerire invece il colore, un bel viola, un verde smeraldo, un ciclamino. Lasciate stare pigrizia o incertezza. E il dubbio non deve esser l'abbinamento con gli accessori. Basta avere in casa una scarpa oro, o argento o bronzo - colori per altro che stanno andando molto di moda e che quindi tante donne hanno già comprato - e si adattano a tutti gli abiti. Spazio ai colori. |
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