PAROLE DI COTONE e le Tshirt Messaggio …l’Anima Addosso Benvenuti nel mondo Parole di Cotone, l’editore di Tshirt-Messaggio nato nel 1991 per diffondere letteratura, arte, musica e poesia in modo unico e innovativo.Con oltre 200 titoli e prestigiose collaborazioni con importanti personalità del mondo dello spettacolo e della cultura, Parole di Cotone rappresenta la realtà leader delle tshirt messaggio con le sue linee uomo e donna da indossare, regalare e collezionare.
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martedì 31 marzo 2009
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mercoledì 25 marzo 2009
Tessuti made in Sudtirolo per i tailleur di Michelle
Image via Wikipedia
BOLZANO
Thakoon Panichgul, lo stilista di fiducia di Michelle Obama ha acquistato dei tessuti del rinomato lanificio Moessmer di Brunico per la creazione di un tailleur della first lady
Il designer, thailandese di origine e americano di adozione, ha ordinato dieci metri di un tessuto in lana grezza, color grigio-nero con fili viola, per il prezzo di 420 euro.
Non è la prima volta - ha scoperto il programma televisivo regionale Suedtirol heute - che Panichgul si rifornisce dalla ditta altoatesina. Ora penserebbe addirittura a una linea «Michelle Obama», utilizzando tra l’altro tessuti Moessmer. La ditta che vanta una lunga tradizione lavora lana proveniente dall’Australia e dal Sudafrica.
LASTAMPA.it
Max&Co., una linea di accessori prodotti da donne keniote
Max&Co. ha scelto di partecipare al programma di Itc (International Trade Centre), joint agency di Wto e Onu (Unctad) “Africa inspires”, che coinvolge alcune delle comunità più povere dell’Africa in interventi finalizzati alla promozione dei valori “ethical fashion”, cioè di una moda che sente di poter offrire, assieme all’opportunità di un approccio responsabile al consumo, anche un contributo al miglioramento delle condizioni di vita di chi si trova in contesti particolarmente svantaggiati. Attraverso il progetto Max&Co.&Africa&You attenzione e sensibilità a temi “etici” si sono tradotte in azione e nella possibilità di fornire un contributo concreto al miglioramento della vita di chi vive in condizioni di estrema marginalità. In questa prima fase Max&Co. e Itc hanno sviluppato un progetto mirato di cooperazione con alcune comunità kenyote, fra cui Crochet Sisters, Toto Knits, Bidii ed altri (in buona parte self-help groups tutti al femminile), formati da donne africane, che vivono e lavorano negli slums di Nairobi e dintorni in condizioni di estrema povertà, ma che attraverso il ricorso al gruppo organizzato e solidale sono riuscite a produrre “piccoli tesori” all’uncinetto, utilizzando materie prime e lavorazioni assolutamente artigianali, preziose, realizzate localmente. Questo primo progetto comune nasce da idee e contenuti di stile e design definiti insieme al team Max&Co.., interpretati e realizzati in Kenya, con un costante scambio tra Max&Co. in Italia e le comunità locali in Kenya. Il risultato è una piccola collezione di mini e maxi borse a tracolla, trousse portatutto, mini e maxi bracciali, key-ring, cintura e sciarpa, il cui leit-motif è la lavorazione all’uncinetto, antica ed eseguita rigorosamente a mano: patch & flowers in cotone, successivamente ricamati con piccoli dischi decorati di osso (di mucca, animale edibile) e beads di legno locale, più dettagli in pelle, catene, zip e borchie in metallo, dall’aria “consapevolmente” fashionista. |
LASTAMPA.it
martedì 24 marzo 2009
Cis di Nola: Spacchi e squarci Parigi vede nudo
Da Chanel a Valentino: la pelle va esibita
Di giorno, sono severe, copertissime, imprigionate nei neri inchiostro. Di sera, diventano peccaminose. Spacchi e scolli salvano le donne dalla cupezza della crisi. Senza mezze misure. Da Chanel lo squarcio dell’abito da cocktail parte dal collo e finisce all’ombelico. Interrotto da una spanna di cucitura sul pube, si riapre dall’inguine all’orlo. Mentre da Valentino - disegnato da Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli - le essenziali toilette lunghe fino ai piedi hanno pannelli pizzicati su un fianco che scoprono la coscia fino all’attaccatura.
Ci vuole un fisico bestiale? Mica vero. Il fashion system ha imparato ad accettare anche le ciccione. In platea da Lagerfeld ecco le «Stanlio e Olio» della moda, la secca Kate Moss in giacca smoking, senza nulla sotto, saluta con un urletto Beth Ditto, l’ubertosa ventiseienne vocalist dei Gossip. Cento chili fasciati nello stretch, l’icona tatuatissima del mondo omosessuale (lesbica militante) si ispira nell’estetica a Miss Piggy, il maialino dei Muppet. Disinibita e strafottente posa anche nuda sulla copertina di «Love», il magazine dell’Herald Tribune. Le due «prezzemoline» delle sfilate, stasera saranno ospiti da «Fendi ‘0». La discoteca itinerante ricostruita al Vip Room Theatre di rue de Rivoli, dove la Ditto presenterà in anteprima mondiale il suo prossimo album con un concerto per 800 ospiti. Fra cui Lapo Elkann, Bianca Brandolini, Delfina Delettrez, Dasha Zhukova e Julie Depardieu.
Magre o grasse poco importa, sulla passerella dalla doppia «C» certe modelle con i fusò di lana pink hanno gambe più che ben tornite. Il kaiser della moda vede la vita in bianco e nero: abiti, tailleur e mantelli scuri sono accessoriati da polsi a jabot e gorgere candide, togli e metti come i Play Mobile. In testa un cappello a paglietta, qua e là pennellate di rosa e verde speranza (colore molto in auge). Borse? Una, trasparente con scomparti a blister per passare il metal detector senza problemi e trovare in un amen quel che serve (i compratori l’hanno ordinata a manetta). Scarpe? Iperboliche con tacchi interrotti da un anello centrale, slanciano le gambe incorniciate da spacchi a portafoglio, fatti per schiudersi continuamente.
Altro «accessorio», l’uomo oggetto, rappresentato da quattro boys «chanellosi». Il logo resta solo sui bottoni. La parola d’ordine è semplificare, ripulire per vendere. La prendono alla lettera Chiuri e Piccioli restituendo un Valentino minimal, grafico e scolpito. «Un distillato della griffe, senza fiocchi, volant e ruches. Il glamour della maison sta negli abiti dalla modernità rilassata, non nella vita che facciamo noi», dicono i due stilisti che ieri hanno debuttato con il pr^et à porter al Museo dell’Architettura. Location difficile, troppo illuminata, che toglie l’atmosfera magica tipica dei defilè Valentino. Lui è a New York per il lancio nelle sale del film biografico «The last emperor». Bruce Hoeksema (intimo dell’ex clan Valentino) descriverà al sarto le mantelle in visone turchese degradè, le rigide borse duplex in serpente, gli abiti smeraldo solcati da quegli spacchi killer. E gli riferirà anche dell’assoluta mancanza di rosso. La femminilità è nascosta ma strisciante sulle pedane parigine. Trapela da porzioni di pelle esibita, da micro dettagli, come i cuori incatenati che spiccano sulle calzature di Roger Vivier.
LASTAMPA.it
Cis di Nola
Di giorno, sono severe, copertissime, imprigionate nei neri inchiostro. Di sera, diventano peccaminose. Spacchi e scolli salvano le donne dalla cupezza della crisi. Senza mezze misure. Da Chanel lo squarcio dell’abito da cocktail parte dal collo e finisce all’ombelico. Interrotto da una spanna di cucitura sul pube, si riapre dall’inguine all’orlo. Mentre da Valentino - disegnato da Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli - le essenziali toilette lunghe fino ai piedi hanno pannelli pizzicati su un fianco che scoprono la coscia fino all’attaccatura.
Ci vuole un fisico bestiale? Mica vero. Il fashion system ha imparato ad accettare anche le ciccione. In platea da Lagerfeld ecco le «Stanlio e Olio» della moda, la secca Kate Moss in giacca smoking, senza nulla sotto, saluta con un urletto Beth Ditto, l’ubertosa ventiseienne vocalist dei Gossip. Cento chili fasciati nello stretch, l’icona tatuatissima del mondo omosessuale (lesbica militante) si ispira nell’estetica a Miss Piggy, il maialino dei Muppet. Disinibita e strafottente posa anche nuda sulla copertina di «Love», il magazine dell’Herald Tribune. Le due «prezzemoline» delle sfilate, stasera saranno ospiti da «Fendi ‘0». La discoteca itinerante ricostruita al Vip Room Theatre di rue de Rivoli, dove la Ditto presenterà in anteprima mondiale il suo prossimo album con un concerto per 800 ospiti. Fra cui Lapo Elkann, Bianca Brandolini, Delfina Delettrez, Dasha Zhukova e Julie Depardieu.
Magre o grasse poco importa, sulla passerella dalla doppia «C» certe modelle con i fusò di lana pink hanno gambe più che ben tornite. Il kaiser della moda vede la vita in bianco e nero: abiti, tailleur e mantelli scuri sono accessoriati da polsi a jabot e gorgere candide, togli e metti come i Play Mobile. In testa un cappello a paglietta, qua e là pennellate di rosa e verde speranza (colore molto in auge). Borse? Una, trasparente con scomparti a blister per passare il metal detector senza problemi e trovare in un amen quel che serve (i compratori l’hanno ordinata a manetta). Scarpe? Iperboliche con tacchi interrotti da un anello centrale, slanciano le gambe incorniciate da spacchi a portafoglio, fatti per schiudersi continuamente.
Altro «accessorio», l’uomo oggetto, rappresentato da quattro boys «chanellosi». Il logo resta solo sui bottoni. La parola d’ordine è semplificare, ripulire per vendere. La prendono alla lettera Chiuri e Piccioli restituendo un Valentino minimal, grafico e scolpito. «Un distillato della griffe, senza fiocchi, volant e ruches. Il glamour della maison sta negli abiti dalla modernità rilassata, non nella vita che facciamo noi», dicono i due stilisti che ieri hanno debuttato con il pr^et à porter al Museo dell’Architettura. Location difficile, troppo illuminata, che toglie l’atmosfera magica tipica dei defilè Valentino. Lui è a New York per il lancio nelle sale del film biografico «The last emperor». Bruce Hoeksema (intimo dell’ex clan Valentino) descriverà al sarto le mantelle in visone turchese degradè, le rigide borse duplex in serpente, gli abiti smeraldo solcati da quegli spacchi killer. E gli riferirà anche dell’assoluta mancanza di rosso. La femminilità è nascosta ma strisciante sulle pedane parigine. Trapela da porzioni di pelle esibita, da micro dettagli, come i cuori incatenati che spiccano sulle calzature di Roger Vivier.
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Cis di Nola
mercoledì 18 marzo 2009
In vetrina colori vivaci e trasparenze contro la crisi
Gli esperti, leggerezza e creatività per combattere un clima “pesante” | |
ROMA Tessuti leggeri, chiffon e organza, abiti in pelle, colori vivaci e trasparenze. La moda risponde alla crisi. E lo fa proponendo capi velati e creatività contro le ombre di un futuro sempre più incerto. Per gli esperti del settore, docenti universitari e insegnanti delle Accademie, la moda affronta con ottimismo le paure della società. Basta dare uno sguardo alle vetrine: dal viola al giallo, i colori forti monopolizzano le ultime tendenze e rappresentano i simboli dell’ottimismo con il quale si vuole affrontare una grande sfida. «La tendenza alla trasparenza potrebbe accompagnare una ricerca di sicurezza - spiega all’Adnkronos la professoressa Luisa Valeriani, docente di Sociologia delle Arti e della moda all’Università La Sapienza - il tentativo di acquisire sicurezza attraverso il vedere tutto, anche quello che solitamente è nel retroscena. Il mettere in scena il retroscena o addirittura l’osceno, anche se ormai il nude look ci ha abituato a forme di nudità di ogni tipo. D’altra parte non dimentichiamo che il gioco tra vedo-non vedo fa parte della sensualità fin dai tempi antichi». Materiali sempre più ricercati e leggeri, come la stessa pelle, resa sottilissima e simile alle stoffe, sono il frutto della ricerca e della creatività ma anche della voglia di leggerezza in un momento percepito come pesante. «La vera novità di quest’anno è che la pelle è resa sottilissima - spiega Liliana Tudini, vicepresidente dell’Accademia di costume e moda di Roma - Non si percepisce più la differenza con l’abito: la pelle ormai si tratta come una stoffa, viene pinzettata, decorata, intarsiata». «Si è perso il limite nell’affrontare la pesantezza della pelle - prosegue Tudini - e si usa un’ampia gamma di colori, alcuni fino a qualche tempo fa impensabili e anche molte sfumature». «C’è voglia di leggerezza - aggiunge Diane Becker, Capo Dipartimento Design calzatura e accessori al Polimoda di Firenze - una leggerezza fresca, che implica speranza e che si contrappone alla pesantezza del momento che stiamo vivendo. I capi di abbigliamento è come se avessero un’anima dentro. Le stesse trasparenze oggi diventano metaforiche, rappresentano la voglia di vedere chiaro a livello finanziario e politico». Ma l’utilizzo maggiore delle trasparenze deriva anche da una tecnica differente dal passato. «L’altra tendenza relativa alla trasparenza dei tessuti - spiega Valeriani - deriva dalla tecnica di design attuale con cui si creano gli abiti». Una tenica, spiega la docente, «che utilizza il computer, programmi come “photoshop” e non più il disegno a mano. Questa tecnica digitalizzata aiuta a sovrapporre sull’immagine da disegnare diverse siluette trasparenti fino a trovare la linea definitiva del design». «I materiali sono sempre più leggeri come leggero è il lavoro», sottolinea la professoressa Valeriani rispondendo alla domanda se la leggerezza dei capi possa rispecchiare la precarietà. «Mi sembra una bella analogia - aggiunge - ma rischia di essere pericolosissima se la spostiamo sul concetto di “nuda vita”: nuda pelle come nuda vita. Questo della nuda vita è un concetto largamente usato dalla filosofia contemporanea. Il cittadino oggi non è più tutelato dalle leggi come all’inizio dello Stato moderno ma tende invece ad essere lasciato a se stesso e alla propria nuda vita». Decisamente forti i colori, dal viola al giallo, che monopolizzano le vetrine. «Basta andare in giro per le vetrine - spiega Valeriani - per vedere per esempio quest’esplosione del viola, che si era già ampiamente consolidato. Sono colori molto forti ma abbinati anche a colori neutri, bilanciati. La tendenza dei colori forti è però anche un frutto di revival, che aiuta a non pensare a cose tristi». «I colori neutri o spenti degli anni ’80 erano il gusto di una società ferente - prosegue la docente - Mentre i primi anni ’70, quando si profilò la crisi del petrolio, erano anni in cui trionfava il colore. Quello che mi sembra affiori oggi - aggiunge Valeriani - è una tendenza all’etnico molto forte: le collezioni di Parigi sono tutte sull’etnico o sul tema del viaggio». «Molte aziende presentano cataloghi di colori per la pelle alti 10 cm - sottolinea Tudini - con colori e sfumature prima impensabili per questo tipo di materiale». Tra le ultime tendenze c’è la ricerca di novità senza guardare troppo al passato. «C’è un grande lavoro di ricerca e creatività da parte della moda - aggiunge Diane Becker - l’imperativo è proporre qualcosa di nuovo, che sia basato su una ricerca più profonda». |
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Esplode la moda degli orecchini extra-large
Image via Wikipedia
ROMAAlla notte degli Oscar, Angelina Jolie ne indossava un paio color verde smeraldo. E sulle passerelle di tutto il mondo gli stilisti ne hanno proposti di ogni tipo, con una sola, comune parola d’ordine: devono essere enormi. Sono gli orecchini a “candeliere”, con clips o buco, che tanto andranno di moda questa primavera, ma che già da tempo sono fra gli accessori preferiti dalle donne. Eppure, se utilizzati troppo, possono creare qualche problema ai delicati lobi femminili: il peso eccessivo infatti, può deformarli irreversibilmente, provocando quell’antiestetico effetto “allungato” che solo il bisturi può ridimensionare.
E in effetti, spiega all’Adnkronos Salute Marco Gasparotti, specialista in chirurgia plastica di Roma, «da sette-otto anni vedo una decina di pazienti ogni settimana che richiedono questo tipo di ritocco». Il lobo è lungo in media due centimetri ed è composto da tessuti connettivi adiposi. Non ha una funzione biologica e non contiene cartilagini come il resto dell’orecchio. Essendo attraversato da molti vasi sanguigni e terminazioni nervose viene considerato una delle zone erogene per eccellenza. Ma se si eccede nell’ornarlo, se ne pagano le conseguenze.
Fra i comportamenti a rischio, indossare orecchini pesanti per tutto il giorno e non solo per qualche occasione o comportarsi come se non si avessero oggetti da oltre un etto di peso “ciondolanti” sul collo. Dunque, parlare al telefono pigiando troppo sulla cornetta ed esercitando così una tensione eccessiva per il lobo, indossare il casco e andare in motorino, o asciugarsi i capelli utilizzando il phon, che amplifica i potenziali danni. In ogni caso, «l’operazione per ridare forma all’orecchio è semplice - dice Gasparotti - viene effettuata in anestesia locale e può costare al massimo mille euro».
«È un problema molto comune - prosegue l’esperto - e spesso le pazienti che vengono da me per rifarsi il seno o effettuare una liposuzione, con l’occasione mi chiedono anche di intervenire sui lobi “allungati”. Sono donne dai 35-40 anni in su che magari indossano orecchini col buco da oltre 20 anni e vogliono che il loro orecchio torni ad assumere quella bella forma tonda che avevano da giovanissime».
Le italiane condividono la passione e i dolori per gli orecchini anche detti a “lampadario” con le inglesi: James McDiarmid, specialista che opera a Plymouth e Cheltenham, intervistato dal “Daily Mail” ha reso noto di aver notato «un aumento del 20% delle pazienti che richiedono un intervento estetico ai lobi, molto spesso a entrambi, ma anche a uno solo».
Una delle sue pazienti ad esempio, Carolina Lehrian, 45 anni, si è dovuta far ricostruire il lobo destro dopo anni di “sfoggio” di orecchini alla Joan Collins nel telefilm “Dynasty”: «vedevo il buco che si allargava, ma non avevo notato che, portando questi accessori dagli anni ’80, pian piano un lobo era diventato più lungo dell’altro. Gli amici mi hanno fatto notare che sembrava che il mio orecchio stesse cadendo».
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